texture, abstract, structure

Colore: nella percezione umana

Kandinsky raccontava moltissime cose in questa semplice battuta. Il colore è potere ed emozioni. Per molti decenni, il colore è stato trattato come un semplice “accidente” delle cose, in senso quasi aristotelico. Qualcosa di aggiunto, non facente parte dell’oggetto stesso. Oggi invece, fortunatamente, grazie anche ai contributi delle neuroscienze, il colore “non è più soltanto una percezione o qualità, ma una categoria psicologica che esiste insieme al modo di produrlo, diffonderlo e narrarlo” come dice Riccardo Falcinelli nel suo best seller Cromorama.  

Il colore è un potere che influenza direttamente l’anima.
(Wassily Kandinsky)

Il colore è persuasivo ed esercita un potere, silenzioso e costante, perché gli oggetti non cambiano colore facilmente per cui quando scegliamo di acquistare un oggetto, insieme alla sua forma, il colore sarà sempre lì, pronto a suscitarci un’emozione, influenzare il nostro comportamento, sollecitare la nostra fantasia. 

Edwin Land, tra l’altro a tal proposito, fu il primo a parlare di costanza del colore ovvero quella capacità umana di riconoscere il colore di un oggetto anche in situazioni di luce diverse. 

Noi percepiamo non solo i colori come dotati di caratteristiche emotive, ma la nostra reazione davanti ad un colore varia in relazione con il nostro umore, che, in sintesi, verrebbe da concludere – come ci consigliano di non andare in un supermercato affamati, ci ricorda di non acquistare se siamo nel mezzo di una tempesta emotiva. 

In storia dell’arte, è attribuito agli Impressionisti la consapevolezza dell’uso del colore come riflessione interiore. Furono loro, e due innovazioni tecnologiche, che cambiarono la storia dell’arte. L’invenzione dei pigmenti sintetici e la “formulazione” dei colori ad olio in pratici tubetti. Questo comportò una maggiore disponibilità di “pratici colori vibranti” pret a porter.

Gli studi in tal senso (tra cui quelli sulle basi neurali di Torsen Wiesel, David Hubel e Semir Zeki) ci dicono che noi percepiamo il colore di oggetto 100 millesecondi prima della sua forma e movimento. Analogamente come percepiamo l’espressione di un volto, prima della sua identità: ovvero sappiamo se quella persona è triste o felice, prima ancora di sapere chi sia. 

“Io penso che il colore, aiutato dalla luce, entri in relazione con l’anima e comporti conseguenze emotive inattese”. Quando il pittore Mark Rothko, uno dei maggiori esponenti dell’espressionismo astratto, scrisse questa frase, non erano ancora a conoscenza delle future scoperte scientifiche che avrebbero spiegato del colore e del nostro modo di rapportarci.Tuttavia aveva  colto, il ruolo e l’importanza che il colore ha nelle nostre vite. Come ci influenza, come modella i nostri stati d’animo, come è capace di raccontare chi siamo quando sappiamo usarlo correttamente e come ci definisce. 

Avventurarsi in un viaggio alla scoperta dei colori, la loro storia, il loro significato, quello che ci raccontano e quello che noi possiamo raccontare attraverso il loro uso, è un viaggio “emozionante” sicuramente, ma molto più scientifico di quello che possiamo pensare. 

Quando entrate ad acquistare un divano ad esempio, non chiedete i modelli..ma “Che colori avete?”. 

E’ dentro il cervello che il papavero è rosso e la mela odora e l’allodola canta” 

(O.Wilde – De Profundis)


Micol D’Andrea Brand curator. Behavioral economic love

Venti anni di esperienza  all’interno di multinazionali come il gruppo Autogrill, passando per start up dell’IT fino alla consulenza in ambito di progetti integrati tra retail e digitale. Laureata in Economia Politica all’Università di Bologna in Storia Economica e con master in Marketing Communication allo IED di Milano. Attualmente si occupa di marketing e brand strategy per aziende, di formazione sui temi di branding e divulgazione nell’ambito dell’innovazione. Suo il metodo delle #brandingcrazywall, che integra i principi dell’economia comportamentale  alle teorie di branding.